2023/12/22

Un messaggio confuso di auguri (ma le intenzioni sono buone, credete)


Ricordate Prometeo? Quello era un titano sconsiderato, più antico degli dei dell’Olimpo, figlio di Urano e di Gea. Era quel mascalzone che decise di donare il fuoco agli uomini. Un bel regalo, direte voi. Manco per niente. Zeus, al quale il fuoco era stato sottratto, decise una vendetta, e di quelle sopraffine. Regalò agli uomini una ragazza che aveva ricevuto tutto, e dico tutto, altro che le testimonial anoressiche dei giorni nostri: da Afrodite la bellezza (e vi par poco?), da Era le arti manuali, da Apollo la musica e da Atena… la vita stessa.

La fanciulla però, che i maschietti definirebbero un bel bocconcino (commento sessista?) si rivelò infatti un boccone avvelenato. Pandora, così si chiamava, era la prima donna mortale. Veniva portando in dono uno scrigno, ben sigillato. “Non ti sognare di aprirlo” le aveva detto Zeus “lascialo ben tappato, come un Tupperware” (non sono sicuro che abbia detto proprio così ma i miei sponsor esigono d’essere citati se no mi tagliano il compenso e la vita dell’Artista è grama).

Pandora, dicevamo, che come i gatti è curiosa (altro dono ricevuto da Ermes, messaggero degli Dei) (altro commento sessista ?) proprio non ce la fa a trattenersi. Gira intorno allo scrigno, lo annusa, lo sfiora con le dita. La noia è tanta, gli uomini (i maschi, intendo) noiosi fino alla morte (commento sessista anche questo?) e allora lei che fa? Socchiude il coperchio ed ecco che si scatena il finimondo.

In una danza macabra vecchiaia e vizio, gelosia e pazzia, malattia e quant’altro si mettono a vorticare peggio che in un Dyson impazzito (altro sponsor) e si spargono per il globo terracqueo (cit. G.M. 2023)…

La povera Pandora, curiosa sì ma non malvagia, tenta di richiudere lo scrigno (il “vaso di Pandora” vi è più familiare?) ma così facendo lascia intrappolata, sul fondo, l’unica anima bella che v’era contenuta: Elpis.

Immaginatevi Zeus, piegato in due dalle risate, con la Terra infettata da tutti i mali possibili, gli uomini condannati a una vita di sofferenza, una vera nemesi (direbbero quelli bravi). Che poi: che c’entravano gli umani, se lo “sgarro” lo aveva comemsso Prometeo? Ma si sa: lupo non mangia lupo.

Elpis, poverina, che i romani chiameranno Spes, è quella sfigata che:

“Solo Speranza, come in una casa indistruttibile,

dentro all'orcio rimase, senza passare la bocca, né fuori

volò, perché prima aveva rimesso il coperchio dell'orcio

per volere di Zeus egioco(*) che aduna le nubi”

Esiodo.

Ma pure tu, benedetto Esiodo, ci spieghi perché solo Elpis è rimasta lì?

Comunque, amici romani e forestieri, se passate dalla Città Eterna sfiorate con la mano le colonne del Foro Olitorio, dove sorgono i resti del Tempo di Spes. Che poi tutto questo era solo un modo per farvi gli auguri, per non perdere mai la Speranza.

Vi abbraccio tutti, belli e brutti, e comportiamoci bene che la vita è breve, m.

(*) egioco non è un errore di battitura, vuol dire “che scende in battaglia, portando l'egida”.

 Marco Lorenzo Faustini, dicembre 2023


 



2023/12/05

Hannah Arendt


"Molte persone non sono stupide, sono semplicemente senza idee. Ma questa mancanza di idee e la loro conseguente distanza dalla realtà, può essere più pericolosa di tutti gli istinti malvagi che sono innati nell’uomo…. Pensare è faccenda rischiosa ed improba, perché la società di massa non vuole cultura ma semplice svago."


 


2023/11/09

Il viaggio solitario di uno che voleva starsene in pace



Di solito viaggio in compagnia della mia piacevole moglie e dunque non ho grandi necessità di relazionarmi con il resto del mondo. Decenni di matrimonio hanno insegnato ad entrambi il giusto ritmo, il mix ideale tra parole e silenzi, tra grandi verità filosofiche e spicciole amenità.
Quel giorno, per una serie di circostanze decise dal fato e dagli orari di lavoro della sopracitata consorte, mi toccava viaggiare da solo, cosa non del tutto spiacevole. Quattro ore in un bel vagone di I classe, con tanto di graziose hostess che ci proponevano, all inclusive, delle bibite colorate e dei minuscoli biscottini incellophanati. Benissimo.
Pur se il viaggio in se non era troppo lungo, essendo il sottoscritto personaggio ansioso e ipercinetico, oltre che preoccupato per quella salute che dai sessant’anni in poi sembra allontanarsi lentamente come un bastimento all’orizzonte, mi ero provvisto di una decente lettura (Alvaro Mutis) e di un po’ di frutta (questa scrupolosamente lavata, asciugata e riposta nel suo bel sacchetto di plastica assieme a un tovagliolo).
Il treno partì con germanica puntualità e la carrozza che aveva avuto la sorte di trasportarmi (… e diamoci un po’ di importanza ogni tanto!) non risultava particolarmente affollata. 
Due file dietro di me c’era una ragazza appena avvizzita che continuava a passarsi del disinfettante sulle mani. Un signore, più o meno mio coetaneo, leggeva un giallo di Perry Mason, una coppia di orientali andava in caccia del proprio posto, lui che guidava le ricerche come se i numeri arabi fossero un’assoluta novità. Comunque anche questi, per fortuna, trovarono la loro collocazione, aiutati da una delle pazientissime hostess.
Dopo un paio di telefonate laconiche (ho lasciato fidanzate o da esse soso stato lasciato per l’impossibilità di sostenere conversazioni via filo più lunghe di cinque minuti) mi accinsi alla desiderata lettura. Tutto a posto, il biglietto pronto a eventuali verifiche del controllore (trattavasi di una delle signorine di cui sopra che, dismessi gli abiti di hostess, si sarebbe calata nel ben più importante ruolo del verificatore).
A treno ormai avviato, di incanto sì materializzò una lunga fila di viaggiatori che, pur avendo posti presso la carrozza 2, erano saliti inesplicabilmente alla 7 e, complici una notevole quantità di bagagli, sporte, borselli, involti e quant’altro, tardarono una buona mezz’ora a sistemarsi.
Maledizione.
C’era, nel gruppone, un paio di bambini piuttosto isterici che però furono messi a tacere dallo sguardo (avrebbe fatto paura a un ufficiale delle SS) minaccioso della madre.  Oltre al citato sguardo contribuì alla calma dei due infanti l’offerta di una banana per ciascuno e la somministrazione di due giochini video di quelli che finiranno di rincoglionire una generazione che sarà salvata solo da una pietosa esplosione atomica.
Dopo che tutto sembrava, grazie alla Provvidenza, acquietarsi e la speranza di un viaggio tranquillo pareva dunque riprendere quota ecco che vidi avanzare una coppia caratterizzata da una notevole stazza, sia lei che lui. Entrambi presero posto proprio di fronte a me, non prima di lanciarmi una smorfia che vorrei definire, con cristiana generosità, sorriso.
Prima di sistemarsi la coppia cercò, con parziale successo e in barba alle leggi della fisica, di collocare negli appositi scomparti una notevole quantità di sacchi e sacchetti tutti caratterizzati dal fatto di contenere del cibo. Dalla Rosticceria Gallo Umbro all’enoteca Bernabei, fino a Eataly, Supermercati PAM, Pasticceria Fortunato, Pork House, Casa del Latticino e via dicendo.
Da quel momento il loro viaggio fu un continuo mangiare, sgranocchiare, smandibolare interrotto da gorgoglii che rappresentavano la momentanea sospensione dell’incameramento di cibi solidi per dar spazio alla meritata alternanza con liquidi vari. Dal rum di Giamaica al succo d’arancia, poi salame pre-affettato, pane (Lariano?), fettine di formaggio, una milanese che creò qualche tensione nella coppia che fu presto  risolta da un gesto deciso della donna che riuscì a strapparla  a metà con le nude mani, valutando con soddisfazione la bontà dell’operazione e facendola seguire poi da un vigoroso succhiarsi tutte e dieci le dita, nessuna esclusa.
Dopo un paio d’ore in due orchi viaggiatori sospesero la propria intensa attività di ingestione/deglutizione ed iniziarono, con sperimentata sincronia di coppia, una fase più squisitamente digestiva, preceduta da 4 mignon di amaro Petrus ciascuno tracannati d’un fiato.
Rilassati e soddisfatti, lei languida appoggiando la propria testolina sulla spalla di lui, quel lui che le sorrise con dolcezza e, dopo essersi tolto scarpe da ginnastica che dovevano aver percorso un paio di volte il Cammino di Santiago, prese a russare come un  martello pneumatico da viaggio.
A mezz’ora dall’arrivo i due si svegliarono di nuovo in perfetta sintonia ed entrambi presero a visionare, gli occhi quasi lucidi dall’emozione, sul loro tablet, un interessante tutorial sulla preparazione delle polpette al sugo.
Con la mia consueta fortuna scesero, esattamente come il sottoscritto, a fine corsa però con modi assai urbani riuscirono a cacciare nei pur minuscoli cestini tutti i vari involti, ormai esanimi, utilizzati nel corso del viaggio.
Li lasciai al loro destino e guardai con un po’ di mestizia il torsolo della mela e la buccia della banana che erano i miseri resti del mio parco pranzo. Mentre lasciavo la stazione vidi che la coppia si era fermata al bar dell’atrio. Forse il viaggio aveva messo loro un po’ di appetito, chissà. 
P.S. Non ho letto quasi nulla del romanzo di Mutis, forse al ritorno, chissà. In compenso ho scritto questo pezzo e mi sono anche divertito. Voi? Spero di sì.

Sempre vs. umile, m.

CopyrightHouse, 2022

2023/11/05

Qohèlet o Ecclesiaste trad. Guido Ceronetti


 


Parole di Qohélet

Figlio di David
Re di Ierushalèm
Un infinito vuoto
dice Qohélet
Un infinito niente

Tutto è vuoto niente

Tanto soffrire d’uomo sotto il sole
Che cosa vale?

Veníre andare di generazioni
E la terra che dura

Levarsi il sole e tramontare il sole

Corre in un punto
In un altro riappare

Andare e girare il vento
Da Sud a Settentrione

Girare girare andare
Del vento nel suo girare

Tutti i fiumi senza riempirlo
Si gettano nel mare

Sempre alla stessa foce
Si vanno i fiumi a gettare

Si stanca qualsiasi parola
Di più non puoi fargli dire

Occhi avidi sempre di vedere
Orecchi mai riempiti di sentire

Quel che è stato sarà
Quel che si è fatto si farà ancora

Niente è nuovo
Di quel che è sotto il sole

Di certe cose si dice – Guarda
Questa mai vista cosa –

E sono cose che già sono state
Nei tempi stati prima di noi

Dei gia stati non c’è memoria
E anche di quelli da essere ancora
In chi verrà non ci sarà memoria

Io Qohélet re d’Israel
stato
in lerushalem

Da sapiente mi sono dato
A scandagliare et a rigirare
La totalità delle azioni
sotto il sole

Lavoro sciagurato
A cui per loro scempio

Ha dato i figli d’uomo
Dio

Ho veduto tutte le cose
Le cose che si fanno sotto il sole

Ed ecco tutto è vuoto niente
E una fame di vento

Storture non si raddrizzano
Privazioni restano prive

Parlo al mio cuore gli dico

Ecco la mia grandezza

Ammassi di sapienza

Nessuno prima di me

Tanto ne ha avuto in Ierushalèm

E il mio cuore ha veduto

Grande sapienza grande intelligenza

E il mio cuore si è dato

A coltivare sapienza

E a conoscere le passioni

E ho penetrato nella stupidità

Anche questo è volere vento

Grande sapienza è grande tormento

Più intelligenza avrai

piu soffrirai

 


2023/10/05

Robert A. Heinlein (1907-1988)


 

«Un essere umano deve essere in grado di cambiare un pannolino, pianificare un'invasione, macellare un maiale, guidare una nave, progettare un edificio, scrivere un sonetto, tenere la contabilità, costruire un muro, aggiustare un osso rotto, confortare i moribondi, prendere ordini, dare ordini, collaborare, agire da solo, risolvere equazioni, analizzare un problema nuovo, raccogliere il letame, programmare un computer, cucinare un pasto saporito, battersi con efficienza, morire valorosamente.

La specializzazione va bene per gli insetti»


Robert A. Heinlein da "Lazarus Long l'immortale"

Moglie, amante



“La medicina è la mia legittima moglie, la letteratura la mia amante” Anton Cechov (1860-1904) 

2023/09/05

Mario Benedetti

Te quise tanto 

que cuando me rompiste el corazón 

te saque de ahí 

para que no te hicieras daño



2023/08/16

Anton Cechov, un profeta


...voi tutti irragionevolmente rovinate i boschi, e presto sulla terra non resterà più nulla. Con la stessa irragionevolezza rovinate l’uomo, e presto, grazie a voi, sulla terra non resteranno né fedeltà, né purezza, né spirito di sacrificio. Perché non riuscite a vedere con indifferenza una donna, se ella non è vostra? Perché in tutti voi si annida il demone della distruzione. Non avete pietà né dei boschi, né degli uccelli, né delle donne, né l’uno dell’altro…